Dopo qualche giorni di silenzio pubblico, dovuto molto probabilmente alle gaffe che lo avevano caratterizzato a proposito delle false citazioni attribuite a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ora Nicola Gratteri torna a parlare del referendum confermativo che si terrà nella primavera 2026 a favore o contro la riforma costituzionale della giustizia che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. Il procuratore di Napoli suona la carica a tutti i sostenitori del No perché "eravamo sotto di 25 punti, adesso siamo sotto di 6 punti. Quindi c'è stato un bel recupero e ancora c'è tempo", si dice sicuro il magistrato calabrese.
A margine di una conferenza stampa in Procura e rispondendo alle domande dei cronisti sul referendum sulla riforma della giustizia, Gratteri ritiene che sia "più costruttivo parlare del referendum alla gente comune in tutte le occasioni possibili" in quanto il No alle urne "non è un qualcosa che serve ai magistrati ma è un qualcosa che serve ai cittadini e a difendere l'indipendenza della magistratura". Avere un pubblico ministero "che dipende dal ministro della Giustizia, favorisce solo i potenti, non favorisce gli ultimi - ha proseguito - l'indipendenza della magistratura è una garanzia per il cittadino, per i figli di nessuno, per gli ultimi, i deboli e i fragili". "Anche fino all'ultimo giorno del mio lavoro da procuratore di Napoli continuerò a dire quello che penso, anche se quello che penso può dare fastidio a chi gestisce il potere".
In ogni caso, sulla separazione delle carriere e sulla creazione di due Consigli Superiori della Magistratura, Gratteri assicura che non parteciperà né al comitato del No né agli incontri dell'Anm in quanto "la mia storia mi dice di continuare a fare quello che ho sempre fatto, cioè di dire sempre quello che penso, a prescindere dalla collocazione e dalle contingenze". Il procuratore di Napoli ha poi invitato i colleghi che sostengono il No e l'Anm "a parlare un linguaggio comprensibile, con meno tecnicismi, rivolgendosi alla gente comune che deve andare a votare".
Infine, l'attacco nei confronti dei media che lo hanno recentemente criticato a proposito dei lapsus su Falcone e Borsellino: "Io ogni mattina ho almeno cinque o sei giornali che mi diffamano, che alterano i numeri. Lo fanno da sempre. Ma ogni cosa nella vita ha un prezzo, io agisco da persona libera e questo è il prezzo della mia libertà". Ecco perché la toga 67enne afferma: "Non mi piego. Fra tre anni vado in pensione e potevo tranquillamente starmene zitto. Ma sono fatto così e non mi giro mai dall'altra parte - conclude -. Anche fino all'ultimo giorno del mio lavoro da procuratore di Napoli continuerò a dire quello che penso, anche se quello che penso può dare fastidio a chi gestisce potere o ai manovratori. Non mi interessa, continuerò ad essere me stesso".

