Nemmeno metà settembre e già il primo esame. "È lunga, lunghissima. Inutile caricare Juventus-Inter di troppi significati", annacqua Chivu. Nessun dramma, però la sconfitta con l'Udinese ha reso seria la trasferta di Torino. Guai a perderla. L'alibi ci sarebbe un po' per tutti (la prima partita post mercato, le nazionali), ma per l'Inter un po' di meno, visto che i suoi trasferimenti (salvo Akanji) li ha chiusi a giugno e dopo Mondiale e 40 giorni di allenamenti sarebbe già tempo di vederne i primi frutti. "Non sono qui per stravolgere, ma per aggiungere": non è un claim ma la missione che Chivu si è dato. Del resto la squadra è la stessa di prima, ringiovanita e rinforzata solo nelle riserve. Impossibile stravolgerla. Non c'è più Pavard, che non ha chiesto di andarsene: se Akanji con due soli allenamenti in gruppo prenderà subito il posto a Bisseck, Chivu rispetterebbe le gerarchie tecniche e un po' meno le dinamiche di gruppo, cui sembra dare molta attenzione, da ex calciatore e giovane allenatore.
Se Lautaro stamane si confermerà disponibile, quello del terzo difensore sembra l'unico vero dubbio della vigilia, in quanto Chivu ha deciso di puntare sulla saggezza dell'usato sicuro (Mkhitaryan, che è rimasto due settimane ad Appiano Gentile) piuttosto che sull'effervescenza del giovane Sucic (titolare mercoledì prossimo a casa Ajax). Il Toro argentino è rientrato solo giovedì dal Sudamerica, ieri non si è praticamente allenato. Difficile pensare a un'Inter senza il suo capitano, ma dopo i voli transoceanici in passato è già successo. Chivu oggi, come Inzaghi negli anni scorsi, si affiderà alle sensazioni dell'attaccante, che peraltro con la Juventus ha un bilancio curiosamente non particolarmente brillante. L'ha affrontata 20 volte vincendo appena 6 volte e segnando 4, cioè una volta ogni 5 partite, lui che nell'Inter ha una media di quasi un gol ogni 2 (sono già 154 in 337 partite, quinto bomber della storia nerazzurra con Mazzola e Boninsegna ormai nel mirino, a fine stagione sarà probabilmente il terzo, dietro solo a Meazza e Boninsegna).
Il Torino aveva illuso, l'Udinese spaventato. La partita contro la Juventus deve curare le ansie nerazzurre. Chivu non guarda al precedente della scorsa primavera, lui e il suo Parma vincenti su Tudor e la Juventus. "Questa sarà un'altra partita, completamente differente. Loro sono una squadra tosta, saranno molto carichi, dovremo leggere con attenzione i vari momenti della partita", anticipa il tecnico. L'Inter non vince allo Stadium da 3 anni e mezzo (aprile '22, gol su rigore dell'oggi molto discusso Calhanoglu). Riuscirci varrebbe doppio anche per questo. "L'Inter frequenta i vertici italiani ed europei da anni, voglio migliorarla e restituire un po' di fiducia ai calciatori", chiude il tecnico nerazzurro. Per lui, evidentemente il problema più che tecnico resta psicologico. Per lui.