L’ex grillina Fattori ammette: "Con le monoclonali gratis secondo lockdown evitabile"

Scritto il 16/12/2025
da Felice Manti

L’inchiesta del Giornale sulle cure "sacrificate" per le pressioni di Pd, M5s e renziani ripresa dalla senatrice Fattori. Quando l’ex Spallanzani denunciò in commissione Covid: "Noi sprovvisti fino al 30 giugno 2021"

Il giallo dei monoclonali gratis respinti dall’Italia (e rientrati, a pagamento, dalla finestra) riaccende la memori dell’ex senatrice grillina Elena Fattori, che sui social riprende gli articoli del Giornale sullo scandalo emerso dalle email consegnate alla commissione Covid dall’ex Dg Ranier Guerra. Come sappiamo Guerra, tramite lo scienziato italo-americano Guido Silvestri,era pronto a convincere la società farmaceutica Eli Lilly, disponibile a dare 10mila dosi di monoclonali gratis all’Italia nell’ottobre 2020. Si tratta di una cura fondamentale per proteggere soprattutto i pazienti immunocompromessi che non rispondono alla vaccinazione o non possono farla. Non se ne fece nulla per la contrarietà di Aifa e Spallanzani.

A far saltare il banco per motivazioni ancora da chiare fino in fondo, sarebbero stati infatti l’allora Dg Aifa Nicola Magrini e il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito: «Cari Ranieri e Gianni, ho riflettuto molto su quello che è successo ieri durante la chiamata con Aifa e Lilly, soprattutto il comportamento di Ippolito (poiché Magrini alla fine ha fatto una mezza virata verso la ragione), e ne ho parlato a lungo al telefono con Andrea Antinori, che mi ha confermato non solo “l’assurdità delle obiezioni scientifiche all’uso degli anticorpi, ma anche il fatto che questo sabotaggio potesse favorire un certo business». Un business che secondo le ricostruzioni di Silvestri e quelle del Giornale sarebbe ruotato attorno a indicibili accordi tra Pd, M5s e renziani e ad aziende bandiera del Partito democratico come la senese Toscana Life Science Sviluppo s.r.l», società «nata e cresciuta grazie al progetto e alle politiche del Partito democratico, che ha creduto fin dall’inizio nel potenziale strategico di questo settore per lo sviluppo economico e occupazionale della città e della Toscana», come si legge sui social del Pd cittadino.

Insomma, una cura che avrebbe potuto evitare il secondo lockdown fu sacrificata sull’altare dell’«amichettismo» del Pd. In nostro Paese poi li pagherà successivamente mille euro l’uno, con grande arrabbiatura dello scienziato italo-americano Guido Silvestri, sponsor della donazione assieme a Guerra. A ricordare l’episodio sui social è l’ex senatrice M5s Elena Fattori, che insieme ad altri medici del Movimento 5 Stelle entrò in rotta di collisione con Luigi Di Maio e Paola Taverna per un emendamento al Milleproroghe considerato No Vax. Secondo la Fattori i monoclonali non solo avrebbero salvato delle vite ma addirittura scongiurato un secondo lockdown: «Nel 2020, quando non si avevano armi contro il Covid e ci si limitava alla famosa e fallimentare strategia della “Tachipirina e vigile attesa” - ricorda l’ex grillina - il professor Guido Silvestri offrì al nostro Paese l’opportunità di avere, gratuitamente, 10mila dosi dell’anticorpo monoclonale della Lilly, per il quale c’erano evidenze scientifiche di efficacia.

L’ex direttore dell’Aifa Magrini e il ministro Roberto Speranza però sabotarono questa donazione che avrebbe evitato, molto probabilmente, il secondo lockdown». L’ex senatrice grillina - scienziato di fama internazionale, nemica dei No Vax pur essendo contraria all’obbligo vaccinale e attenta alla tutela dei minori non vaccinati - si spinge oltre, denunciando non solo l’irrazionalità della scelta di Magrini e Speranza, ma anche nei ritardi che questa decisione avrebbe comportato in termini di cure ai malati: «Gli anticorpi gratuiti Lilly non furono quindi accettati, quelli del Tls (Toscana life sciences, ndr) erano indietro nella produzione e quindi non arrivarono in tempo per prevenire il secondo lockdown. Non si può calcolare quanti morti si sarebbero potuti evitare se Speranza e compari non avessero boicottato l’arrivo degli anticorpi per le loro politiche di amichettismo. Né se magari si fosse evitato il secondo lockdown. Ma questa è la triste vicenda».

A conferma della tragica situazione denunciata dalla Fattori, basta ricordare l’audizione dello scorso 4 marzo in commissione Covid del professor Nicola Petrosillo, direttore del dipartimento di Ricerca clinica dello Spallanzani fino al 30 giugno 2021. A una domanda del capogruppo Fdi al Senato Lucio Malan sui monoclonali gratis sfumati all’ultimo Petrosillo ammise con imbarazzo: «Nel periodo fino a quando io sono stato allo Spallanzani, quindi fino al 30 giugno 2021, io non ho utilizzato monoclonali, quindi non le so rispondere. Per quanto riguarda la somministrazione di anticorpi - perché il monoclonale è un anticorpo contro il virus - io non ho utilizzato monoclonali. Non dipendeva da me, ma dalla direzione sanitaria. Anche se ritengo che a quell’epoca c’erano evidenze che dicevano che fossero efficaci… Erano efficaci». Un concetto, quello dell’efficacia dei monoclonali nella cura dei malati, che Petrosillo, tiene a specificare per ben due volte. Malan aveva cercato di stanarlo: «Non erano stati utilizzati perché non erano ancora disponibili o perché era una scelta clinica?». «Io non li ho utilizzati perché non erano ancora disponibili - tiene a precisare Petrosillo - Quando sono andato via a giugno non c’era ancora questa disponibilità di monoclonali. Vennero anche poi creati dei centri all’interno dei vari ospedali che distribuivano monoclonali e antivirali». Stando alle e-mail intercettate da Il Giornale, Petrosillo ha ragione di discolparsi. L’assenza di monoclonali non dipendeva da lui ma dal pasticcio che ha portato l’Italia a respingere 10mila dosi di un farmaco che avrebbe potuto salvare delle vite, in cambio di un business che è decollato molto, troppo tempo dopo. Sappiamo che la Corte dei conti ha aperto un fascicolo, ma la magistratura ha mai indagato su questa vicenda?