«Non sono né un falco né una colomba ma una civetta, che è dotata di saggezza», aveva puntualizzato Christine Lagarde al suo debutto come capo della banca centrale europea nel 2019. E ieri lo ha ribadito: «Sono una civetta perché come le civette voglio guardare attorno a me a 360 gradi in modo da poter prendere le decisioni migliori continuando a dipendere dai dati». Al netto dell'ornitologia monetaria, ieri la Bce ha rispettato il copione sui tre tassi di interesse: il consiglio direttivo li ha lasciati invariati (al 2%, al 2,15% e al 2,4 per cento) con una decisione presa all'unanimità. Secondo le nuove proiezioni degli esperti di Francoforte, l'inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,1% nel 2025, all'1,7% nel 2026 e all'1,9% nel 2027; l'inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe al 2,4% nel 2025, all'1,9% nel 2026 e all'1,8% nel 2027. L'economia della zona euro dovrebbe crescere dell'1,2% nel 2025, dell'1% nel 2026 e dell'1,3% nel 2027. La civetta Lagarde, dunque, prende tempo con un occhio alle mosse di falchi e colombe della Fed che deciderà sui tassi la prossima settimana.
Proprio dall'altra parte dell'Atlantico, arrivano i segnali del primo impatto dei dazi: le richieste di sussidi di disoccupazione negli Usa sono salite di 27mila unità a quota 263mila, ai massimi da quattro anni. Non solo. L'inflazione ha raggiunto il livello più alto da gennaio e aumentano le pressioni sul costo della vita delle famiglie: l'indice dei prezzi al consumo è salito al 2,9% ad agosto, accelerando dal 2,7% su base annua registrato a luglio. La componente core è infatti .balzata del 3,1% rispetto a un anno fa.
Tornando a Francoforte, ieri Lagarde ha rilanciato il mantra dell'approccio guidato dai dati, specificando che la Bce, «deciderà senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi». L'obiettivo resta assicurare che l'inflazione si stabilizzi sul 2% a medio termine. «Le incertezze commerciali sono diminuite rispetto alle nostre previsioni di giugno ed è per questo che ora valutiamo i rischi per la crescita come più bilanciati», ha detto. In un contesto, però, che ora si fa più incerto anche per la crisi politica e fiscale francese. Alle domande su questo tema, la presidente ha glissato: «Sono convinta che i decisori politici terranno conto di questo aspetto in questo periodo di incertezza, al fine di ridurla il più possibile anche grazie al quadro di regole di bilancio europee». Poi, incalzata sulla volatilità sugli spread, ha assicurato che Francoforte «ha tutti gli strumenti necessari, se la trasmissione della politica monetaria dovesse diventare inefficiente». La Bce «monitora attentamente il mercato obbligazionario, che sta funzionando in maniera ordinata e con buona liquidità». Quanto al possibile utilizzo del Transmission Protection Instrument (Tpi) - che consente alla banca centrale di acquistare quantità illimitate di titoli da un Paese sotto pressione sul mercato (ma solo finché rispetta i parametri, tra cui le regole di bilancio della Ue) - Lagarde ha detto che «non è stato discusso nel corso del Consiglio direttivo» di ieri. Aggiungendo che «i criteri per attivarlo non sono assolutamente scritti sulla pietra».